Il vertice spazio nel lavoro psicoanalitico, Borla, 2019

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Annuncio: ..perché “dove c’è il luogo, possa esservi lo spazio”
Pubblicato il nuovo libro, Il vertice spazio nel lavoro psicoanalitico, recensito nel numero corrente della Rivista di Argo, Gruppo: Omogeneità e differenzeLa trattazione è prevalentemente clinica e privilegia la prospettiva dell’organizzazione spazio-temporale dell’esperienza psichica, la sua costruzione e la rappresentazione che un individuo e un gruppo ne hanno. I modelli teorici sono posti sullo sfondo della descrizione clinica e in parte trattati nei capitoli dedicati. Il riferimento principale ad alcune concettualizzazioni di W.R.Bion valorizza particolarmente la sua nozione di relazione funzione contenitore/contenuto, e altre che maggiormente corrispondono all’idea di spazio interno inteso come contenitore e organizzatore dell’esperienza.
Alcuni capitoli sono dedicati all’idea di spazio come mediatore concreto nell’esperienza artistica dello spazio pittorico in particolare. Borla, Roma, 2019.
La citazione nell’annuncio è di: Francesco Corrao, Per una topologia analitica, in Koinòs, anno XII, n.2, luglio-dicembre 1991.

 

Presentazionedei temi trattati
Il libro è nato nel tempo di una lunga riflessione sul lavoro con i pazienti, adulti, giovani adulti e adolescenti e la trattazione è soprattutto clinica. I modelli teorici che l’hanno guidata sono sullo sfondo e in parte esplicitati nei capitoli dedicati. La traccia seguita con maggiore coerenza è quella degli studi di Bion sull’accadere psichico qui e ora:nel setting della seduta individuale; e nel setting di gruppo, come funzione contenitore/contenuto attiva nel campo dell’apparato di gruppo e nei funzionamenti della mente individuale. La prospettiva adottata si basa sulla concezione dello spazio psichico e la sua costruzione. La nozione di spazio ha ricevuto nel tempo significati diversi da varie discipline. La letteratura psicoanalitica ha elaborato l’idea di spazio e coordinate spaziotemporali dell’organizzazione del pensiero in modi specifici, corrispondenti ai modelli dei diversi autori. In particolare, la concettualizzazione del mondo interno di Melanie Klein mise in vista il tema dello spazio quando valorizzò le differenze fra la concezione di Freud, maggiormente legata alla temporalità (del ricordo, del tempo sequenziale degli eventi traumatici e della ricostruzione analitica) e la concezione della fantasia inconscia da lei teorizzata, connessa principalmente al qui e ora dello spazio interno e dello spazio della seduta analitica. Bion tentò con le sue concezioni di corrispondere creativamente con questo divario, dando risposte di ricapitolazione innovativa, che traghettavano la psicoanalisi verso i bisogni clinici, sociali e epistemologici nuovi.

Nel lavoro del libro la nozione di spazio psichico è intesa in due sensi principali. Il primo è un criterio di ricerca per individuare il modo con il quale un soggetto o un gruppo struttura lo spazio che contiene le sue esperienze e ne sviluppa una rappresentazione. L’idea è di vedere se la rappresentazione dello spazio contenitore è compatibile e favorevole allo sviluppo dei contenuti; o al contrario avversa e fobica e tale da creare rigetto dei contenuti e caos. Il secondo significato di spazio è quello di processo psichico riattualizzato nell’analisi.

Poiché il contenimento dello spazio non è geometrico ma plastico e produttivo, al suo interno si svolgono attività di movimento evolutivo, di relazione reciproca verso i contenuti che ne fanno parte, e di connessione profonda con il tempo. Tutti possiamo vedere facilmente che quando un’esperienza emotiva è contenuta e libera di svolgersi attraverso lo spazio interno con un congruo ritmo temporale essa si realizza e si riempie di significati compiuti. Al contrario il contenimento assente o debole, o rigido e impermeabile, o iper-attivo e iper-eccitabile non consente il dispiegarsi dell’esperienza e la rende introversa, povera e incerta; oppure esplosiva e frammentaria.

La prospettiva privilegiata dello spazio consente di considerare la cura come il contenitore del processo a cui i due soggetti contribuiscono; e il terzo è formato dal contesto spaziotemporale che contiene entrambi. Poiché lo spazio delle esperienze di crisi e dei conflitti, e dell’esperienza mentale in generale, non è geometrico né lineare; e il tempo non è cronologico e sequenziale, ma processuale, l’incontro dell’esperienza che si riattualizza nel processo di analisi non è contenuto da uno spaziotempo lineare.

Vari esempi clinici nei capitoli descrivono il lavoro della seduta analitica dal punto di vista del processo che trasforma contenuti e contenitore; e i differenti stili di costruzione e rappresentazione dello spazio: da creativi a fobici, e da scissi a integrati e sinergici. Così pure è descritta mediante esemplificazioni la mancanza di spazio interno organizzante e contenitivo e sono esplorate le conseguenze di questa carenza.

Fra i versanti indicati per comprendere come la prospettiva dello spazio rivesta una sensibile importanza è considerata la possibilità di un soggetto o gruppo di investire proiettivamente lo spazio esterno di funzioni positive. Quando l’incontro con la rappresentazione favorevole dello spazio esterno e la possibilità di proiettare al suo interno i contenuti soggettivi è sintonico, l’opportunità di usarlo come mediatore di esperienze soggettive incrementa lo sviluppo di culture positive e rappresentazioni di sé armoniose.

Infine esempi di costruzione dello spazio psichico sono tratti anche da altri ambiti. Uno è quello dell’arte, dove la creatività dello spazio deriva dal mediatore artistico che la rappresenta. Un secondo ambito è quello della scena del piccolo gruppo analitico, che crea lo spazio della condivisione; e infine è considerata la produzione di spazi e legami in diversi ambiti: familiari, sociali, di cura.

Il vertice considerato, sia quando un paziente presenta una concezione ordinata e contenitiva dello spazio generale o delle aree organizzate della personalità; sia invece quando presenta un sentimento dello spazio invertito e espulsivo, come nella fobia, nella ossessività, nell’anoressia e nell’attacco di panico (a questi temi è dedicata una particolare attenzione) sembra in ogni caso utile per vedere da vicino il lavoro del legame e di attacco al legame. Il legame fra contenitore e contenuto ha il compito principale di assicurare la coesione e coerenza della funzione di contenimento e dunque il transito evolutivo dei contenuti psichici nello spazio tempo, che imprime loro svolgimento e senso. Se immaginiamo il legame come il valore coesivo della scena psichica, e lo spazio come il suo processo, possiamo immaginare diversi dispositivi di lavoro che ne rappresentano i significati e l’attività: come ad esempio il mediatore materiale nella creazione artistica; quello soggettivo della parola nella ricerca analitica; e il mediumsociale e teatrale degli scambi verbali che confluiscono nello spazio condiviso del gruppo. Così la prospettiva selezionata é preziosa: spazio, tempo, e creatività evolutiva. Oppure, all’opposto, mancanza involutiva dello spazio e del tempo: questi possono diventare contratti, minacciosi e opprimere chi li subisce. L’esperienza è spaventevole e potrebbe essere paragonata forse all’idea di un cielo che improvvisamente si chiude o s’incurva, e schiaccerà il soggetto che non riesce a prenderne una distanza, a differenziarsene per costruirne una rappresentazione diversa, che gli consenta di collocare i suoi oggetti con sicurezza.

E’ stato utile considerare da questo vertice insieme ai pazienti, proprio nel momento nel quale essi transitavano criticamente nell’adolescenza o nei suoi dintorni, o anche nei suoi ritorni successivi, l’occasione di prepararsi per entrare nello spazio critico e costruttivo del cambiamento.

Anche utile è stato nel corso del lavoro immaginare di ribaltare il modello dell’analisi d’oggetto a favore dell’altro reciproco, che ne fa piuttosto un soggetto capace se supportato dalla comprensione, di imparare a riordinarsi egli stesso mediante i metodi indiretti: ad esempio quello dell’imitazione per apprendere, e quello dell’intuizione dei valori che promanano dalla presenza dell’analista e dagli scambi con la sua mente nella seduta.

Utile è stato infine valorizzare il modello della ricerca di un’altra mente (spazio) presente, quella dell’analista, con cui comunicare. Tramite questa ricerca si rende possibile sognare (non alla portata, in solitudine) e riversare il disordine all’interno della mente dell’altro presente, perché sia metabolizzato e trasformato fino a produrre un ordine (spazio) diverso, non angosciante ma creativo.

Si parla in fondo di attingere mediante un vertice specializzato un vantaggio: immaginare, dalla posizione attiva e rivoluzionaria del soggetto che ricrea nell’analisi il mondo e lo spazio comunicando con lo spazio di un’altra mente, che il disordine possa essere elaborato e riusato; e che esso non era stato così spaventoso come il timore lo proiettava nello spazio vuoto e rifiutato: ma aveva dato il suo contributo allo sviluppo. Per gemmare risorse inalienabili di un’adolescenza creativa e plasmante, capace di maturare, e di tornare. Lo spazio, lo sapevate ? può fare miracoli.